Effetti collaterali – A dosi terapeutiche, i più comuni effetti collaterali sono: disturbi gastrointestinali come nausea, dispepsia, vomito; irritazione della mucosa gastrica con erosione, ulcerazione, ematemesi e melena. La perdita di sangue nelle feci, spesso non accompagnata da dispepsia, si verifica nel 70% circa dei pazienti che prendono aspirina sia essa tamponata, libera o in associazione. In alcuni pazienti, durante una terapia prolungata , l’emorragia gastrointestinale ha portato ad anemia da deficit di ferro. Nei soggetti ipersensibili al farmaco può causare eruzioni cutanee, orticaria, angioedema, rinite ed, infine, broncospasmo e dispnea, a volte fatali. L’aspirina, grazie al suo effetto antiaggregante piastrinico, può provocare ipoprotrombinemia. Nei bambini l’uso di aspirina in caso di infezioni virali è stato associato all’insorgenza della sindrome di Reye, caratterizzata da encefalopatia acuta e degenerazione grassa del fegato. Di conseguenza, l’uso di aspirina come analgesico o antipiretico in età pediatrica è sconsigliato, essendo ristretto soltanto ai casi di artrite reumatoide giovanile. A dosi elevate l’aspirina può causare salicilismo con tinnito, ipoacusia, vertigini, nausea, vomito, cefalea e confusione mentale, reversibili per riduzione del dosaggio. L’aspirina a dosi giornaliere inferiori a 2 g aumenta i livelli sierici di acido urico, mentre a dosi superiori a 4 g/die ne abbassa i livelli a valori sotto i 2,5 mg/dl. L’aspirina può causare una forma di epatite lieve, solitamente asintomatica.
Sovradosaggio ed antidoti – L’aspirina è molto spesso causa di avvelenamento nei bambini, essendo generalmente presente negli armadietti farmaceutici di famiglia. Le intossicazioni gravi si verificano di solito con dosi superiori a 150- 175 mg/kg di peso corporeo. L’avvelenamento acuto inizia con un’iperpnea per stimolazione diretta del centro del respiro bulbare e, a dosi più elevate, si verifica un’alcalosi respiratoria come risultato dell’iperventilazione. Il compenso dell’alcalosi avviene attraverso la funzione renale, con aumento dell’escrezione dei bicarbonati, del sodio e del potassio. In seguito si instaura un’acidosi metabolica e respiratoria, con abbassamento del pH ematico, dovuta a depressione del centro del respiro ed accumulo di derivati dell’acido salicilico; possono comparire febbre, stato stuporoso, coma, convulsioni e morte per arresto respiratorio. Il trattamento dell’overdose consiste nell’aspirazione del contenuto dello stomaco e lavanda gastrica e, se necessario, alcalinizzazione delle urine e diuresi forzata. In caso di una intossicazione leggera, basta bere grandi quantitativi di acqua o di fluidi. Occorre monitorare i livelli degli elettroliti plasmatici e l’equilibrio acido-base. Sono stati ottenuti risultati soddisfacenti con la somministrazione di carbone attivo in forma di sospensione orale. Può essere effettuata anche l’emodialisi o l’emoperfusione. L’ipertermia può essere trattata con spugnature di alcool o impacchi di ghiaccio.
Interazioni – L’uso concomitante di aspirina con corticosteroidi, FANS e derivati pirazolonici può aumentare l’incidenza o la gravità delle ulcere gastrointestinali. L’aspirina può spiazzare molti farmaci (anticoagulanti orali, metotrexato, sulfaniluree, idantoine, penicilline e sulfamidici) dai loro siti di legame con le proteine plasmatiche, potenziandone gli effetti. Gli effetti uricosurici del probenecid e del sulfinpirazone sono ridotti dai salicilati. L’ingestione contemporanea di aspirina e alcool dovrebbe essere evitata in quanto l’alcool aumenta l’incidenza e la gravità delle emorragie gastrointestinali indotte dai salicilati. La somministrazione di aspirina ed antiacidi va effettuata a distanza di almeno due ore in quanto gli antiacidi possono aumentare il pH urinario e di conseguenza favorire l’escrezione dei salicilati. Le formulazioni di aspirina tamponata che contengono calcio, magnesio e alluminio possono chelare le tetracicline ed impedirne in qualche misura l’assorbimento.
http://www.medicamen.../demo/a/049.htm(si sono dimenticati della flora batterica intestinale)