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terapia genica e vettori virali

terapia genica vettori virali fibromialgia ME rischio CSF ipotesi eziologica cellule staminali

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#1 Tina.B

Tina.B

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Inviato 02 aprile 2015 - 00:20:37

Per l’ennesima volta  mi sono messa a ragionare sui sintomi: prima genericamente, considerando i   distretti corporei nei quali si manifestano… SN (centrale e periferico), epiteli vari (pelle, mucose), occhi, orecchie, denti, reni e apparato urinario… Poi in modo più puntuale, riguardando tutta la letteratura scientifica che ho raccolto finora, confrontandola con le esperienze che portate tutti voi sul forum (che ringrazio moltissimo), considerando ciò che emerge dalle indagini cliniche, dai tentativi di terapia, ecc.

Quello che emerge ed è chiaro è che vi sono numerose carenze di enzimi che compromettono il metabolismo a vari livelli e quindi creano l’affaticamento, il dolore,  i disturbi cognitivi, del sonno, della digestione, della termoregolazione… Spesso c’è una riattivazione virale… Un’altra cosa che è stata documentata sono marcatori dell’inibizione dell’espressione genica, cioè quelle sostanze che impediscono al dna in qualche modo difettoso, di esprimersi.

Ho continuato a ragionare andando a ritroso, mi sono chiesta da dove venissero gli ormoni o le sostanze che compromettevano il buon funzionamento cellulare e sono arrivata alla sintesi proteica, anche questa un’espressione genica.

Nel contempo vi è una riattivazione di alcuni virus e compromissione del sistema immunitario che spesso mostra segni di autoimmunità.

 

Cercando l’origine delle cellule dei tessuti interessati dai sintomi, mi sono accorta che molti  derivano dalla differenziazione delle cellule staminali dell’ectoderma (uno dei tre “strati” di cellule dell’embrione che poi si differenziano e formano i vari tessuti e organi del feto): da esso si sviluppano l’epidermide, i rivestimenti epiteliali (bocca, retto, ma anche altri), i recettori sensoriali epidermici, il tessuto nervoso, la midollare del surrene e alcune parti dell’occhio.

 

Cerco di spiegare a grandi linee, anche se l’argomento è complesso e ostico anche per me, spero di essere chiara e farvi capire quali ragionamenti ho seguito per arrivare a farmi determinate domande.

Sulle cellule staminali trovate un approfondimento  qui:  http://www.treccani....i_(XXI_Secolo)/

 

Ipotizzando un possibile malfunzionamento nell’espressione genica, ho proseguito la mia ricerca sulle alterazioni cromosomiche e sulla possibile cura con la terapia genica, visto che è una tecnica molto promettente, che fa notizia e su cui, mi sembra, si investa molto: numerosi laboratori di ingegneria genetica sono presenti anche sul nostro territorio.

 

A questo punto mi sono imbattuta in questo documento

 

CONSIDERAZIONI SULLA BIOSICUREZZA  IN CASO DI UTILIZZO DI COSTRUTTI VIRALI PER TERAPIA GENICA.

I vettori virali non competenti per la replicazione, devono essere necessariamente prodotti attraverso l’espressione delle funzioni difettive nel vettore in adatte linee cellulari (packaging cells). E’ necessario fornire informazioni sull’origine e le caratteristiche delle packaging cells, nonché la descrizione, caratterizzazione e sequenziamento (quest’ultimo solo nel caso di vettori retrovirali e lentivirali) di tutti i costrutti molecolari che forniscono le funzioni difettive al vettore virale.

Replication Competent Virus –RCV

Particolare attenzione dovrà essere rivolta a ridurre al minimo la possibilità di eventi di ricombinazione in grado di generare particelle virali competenti per la replicazione (Replication Competent Virus -RCV), nonché alle relative metodiche di saggio. In questa prospettiva, andranno eliminate tutte quelle sequenze virali non necessarie per la produzione/espressione del vettore virale. Andranno altresì ridotte al minimo tutte quelle sequenze che presentano omologie conosciute con virus competenti per la replicazione o con virus endogeni umani. In particolare, nel caso di vettori retrovirali, andrà eliminata ogni omologia di sequenza tra il vettore e i costrutti packaging, potenzialmente in grado di originare retrovirus competenti per la replicazione attraverso eventi di ricombinazione. Con lo stesso criterio, sarà anche necessario che le diverse funzioni packaging vengano espresse il più possibile da vettori indipendenti. I genomi retro-e lentivirali presentano all’estremità 3’ una sequenza regolatoria/promotrice (3’LTR) che, una volta inserita nel genoma delle cellule ospite, è potenzialmente in grado di promuovere l’espressione di geni cellulari adiacenti. Per escludere ragionevolmente questa possibilità, si raccomanda che i vettori retro-e lentivirali siano costruiti in modo tale che, una volta integrati, perdano qualsiasi funzione regolatoria/promotrice alla propria estremità 3’. Possibili conseguenze indesiderate derivanti dall'uso clinico di medicinali sperimentali per terapia genica da considerare attentamente nella valutazione del protocollo clinico.

Mutagenesi inserzionale

L'integrazione di materiale genetico esogeno nel genoma di cellule bersaglio può dar luogo a una serie di fenomeni indesiderati quali: inattivazione di un gene soppressore di tumori; cis - o trans- attivazione di proto-oncogeni o altri geni capaci di promuovere proliferazione cellulare; variazioni nella capacità delle cellule a rispondere ad agenti quali fattori di crescita, citochine o ormoni,con conseguente acquisizione di potenziale tumorigenicità.L’insorgenza di eventi di mutagenesi inserzionale è stata osservata in uno studio di terapia genica facente uso di cellule staminali emopoietiche trasdotte ex vivo con vettori retrovirali.

Nei protocolli che prevedono l’utilizzazione di cellule trasdotte ex vivo con vettori retrovirali o lentivirali, o comunque potenzialmente capaci di generare eventi di mutagenesi inserzionale, le condizioni di  trasduzione e le dosi dovranno essere giustificate in rapporto ai dati di integrazione già disponibili e i pazienti dovranno essere sottoposti a monitoraggio per verificare l’inserzione del vettore.

Negli altri tipi di protocollo, la necessità di monitorare i pazienti per l’integrazione del vettore verrà valutata caso per caso. In tutti i casi, tale monitoraggio non deve essere considerato un surrogato del controllo di effetti avversi del trattamento Riattivazione di virus latenti. Il protocollo clinico dovrà prendere in considerazione la possibile riattivazione nel paziente di virus latenti (quali herpes virus, Epstein-Barr, Citomegalovirus) e prevedere relativi adeguati controlli sia nella selezione dei pazienti che nel periodo di osservazione successivo alla terapia. Altrettanto vale per la possibilità di complementazione nel paziente di vettori virali deficienti per la replicazione a causa della presenza di virus endogeni.

Effetti immunitari

La sovra-espressione del gene terapeutico e/o di qualsiasi costituente del vettore genico,in particolare in organi o tessuti non-bersaglio, può portare ad una attivazione indesiderata del sistema immune (ad esempio, risposte infiammatorie croniche, induzione di fenomeni di auto-immunità). Dovrà essere presa in considerazione l'immunogenicità del prodotto del gene introdotto, indipendentemente dal fatto che il meccanismo d'azione previsto sia mediato o meno dalla risposta immune.

Mobilizzazione del materiale genetico

Come è stato già evidenziato, la competenza alla replicazione virale recuperata in vivo in seguito a eventi di co- o super-infezione del paziente con virus correlati, oppure a seguito di eventi di ricombinazione con sequenze virali endogene, può portare alla mobilizzazione del materiale genetico verso cellule non-bersaglio (ad esempio,cellule della linea germinale) o alla sua diffusione verso il personale medico o para-medico, verso i familiari del paziente o ad altri. Nel protocollo clinico dovranno essere descritte le procedure atte a riconoscere e minimizzare questi rischi.

Considerazioni in termini di salute pubblica

Dovranno essere considerati: quali sono le possibilità che il vettore contenente il materiale genetico possa propagarsi oltre il bersaglio previsto (ad esempio, diffusione di vettori competenti per la replicazione, ricombinazione con virus helper, ecc.); le misure preventive intese a minimizzare o eliminare il rischio di diffusione del prodotto ad altri individui come il personale medico infermieristico o nell'ambiente; quali saggi sono previsti per controllare un’eventuale diffusione del medicinale sperimentale al di fuori del soggetto della sperimentazione; se e per quanto tempo il paziente dovrà essere mantenuto in isolamento e in base a quali criteri potrà uscirne; i criteri di selezione del personale medico e paramedico che può venire in contatto col paziente e con suo materiale biologico; come tale personale viene informato sul protocollo sperimentale. eventuali accertamenti da eseguirsi sul personale.

 

Questa è la prima parte del documento ed è quella che mi ha colpito, la seconda è esemplificativa di come dovrebbe essere una buona prassi nell’ambito della ricerca/sperimentazione.

Potete trovare tutto qui: http://www.biotecnol...terapia-genica/

 

Senza nulla togliere agli alti fini della ricerca e alla correttezza dei professionisti che se ne occupano, i rischi mi sembra ci siano  e le analogie con patologie come ME/CFS e fibromialgia, siano tante.

Considerando i vari tipi di vettori virali e i loro impieghi anche in vaccini ecc., la variabilità individuale, non potrebbero spiegarsi anche sintomatologie così diverse da un caso all’altro?

E le testimonianze di tanti che hanno reagito con un miglioramento alla somministrazione di un certo tipo di antivirale?

 

Le mie sono solo considerazioni e sono conscia dei miei limiti nella comprensione di meccanismi così complessi, anche per questo chiedo a voi:

cosa ne pensate?

 

 

 

 

 



#2 Tina.B

Tina.B

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Inviato 29 luglio 2015 - 15:05:42

Ho confrontato molti degli effetti considerati nel documento precedente con il seminario del dottor Meirleir... nessuno ci trova delle analogie?







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