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Traduzione Conferenza canadese di Kenny De Meirlei


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Inviato 15 ottobre 2006 - 15:59:29

Un'importante Conferenza canadese di Kenny De Meirleir è disponibile su DVD in lingua Inglese su questo sito: DVD conferenza

Grazie alla preziosa collaborazione di Ago che ne ha fatto un'esaustiva traduzione, possiamo capire di cosa parla questo Medico che ha fondato un centro a Bruxelles per conoscere la CFS e che ha visitato migliaia di pazienti di tutto il mondo e scritto molte pubblicazioni


Potete anche scaricare il Documento in formato Word: Conferenza De Meirleir


Conferenza canadese di Kenny De Meirleir disponibile in DVD

L’associazione canadese per la sindrome da fatica cronica (www.mefmaction.net) ha recentemente messo a disposizione le riprese di uno workshop tenuto da Kenny De Meirleir per medici interessati al problema CFS.

Lo studioso belga ha presentato la teoria elaborata dal suo gruppo riguardo alla patogenesi della malattia, ed in seguito sono stati presentati casi clinici. Non è mancata una overview generale sullo stato della ricerca e sul documento di consenso internazionale elaborato in Canada per sostituire la definizione di caso dei CDC di Atlanta, con una nuova che tenesse conto dell’esperienza clinica di eminenti esperti del settore.
Tento qui di riassumere brevemente i punti principali riguardanti la teoria e la clinica della CFS.


Pathway dell’interferone
La frammentazione proteolitica dell’Rnase L viene ormai considerata un buon marker per la malattia, perché è presente nella grande maggioranza dei casi, mentre rimane pressoché assente in molte altre malattie immunitarie, fatta eccezione la sclerosi multipla durante le fasi di ricaduta.
La proteina, del peso di 83kdA, che viene indotta dall’interferone e attivata in presenza di RNA infettivo, fa a pezzi l’RNA stesso impedendo la replicazione virale, ed inoltre induce il suicidio programmato della cellula infetta (apoptosi). In condizioni “fisiologiche”, l’attivazione dell’Rnase L avviene attraverso la sua dimerizzazione (2 molecole uguali si legano tra loro); nella CFS invece, l’Rnase L, che pure è iperattivata, rimane monomero, e questo la rende vulnerabile da un punto di vista biochimico, in quanto essa subisce l’attacco da parte di alcune proteasi, in particolare dell’elastasi, e viene ridotta in frammenti: i due frammenti principali pesano 37 kdA e 30 kdA, e sono estremamente dannosi per la cellula stessa. Questi meccanismi vengono rilevati nei globuli bianchi del sangue, ma la teoria ipotizza che il fenomeno avvenga in vari altri tessuti coinvolti dalla patologia.

- Frammento di 37 kDA: esso è molto più attivo rispetto alla proteina nativa, e finisce per attaccare anche l’RNA cellulare, rallentando la sintesi di importanti proteine e la proliferazione della cellula; inoltre richiede alla cellula una maggior quantità di ATP, uno dei precursori per la sua attivazione, privando la cellula stessa del principale carburante energetico. La ridotta risposta ormonale agli stress (blunting) viene attribuita a questa disfunzione. Anche la ridotta funzionalità immunitaria cellulare viene attribuita al danneggiamento delle cellule immuni da parte dell’Rnase L: questo apre la porta a parecchie infezioni opportunistiche, sistemiche, che si ritrovano comunemente nella CFS e contribuiscono fortemente a generare e a mantenere il quadro clinico (micoplasmi, chlamidie, virus di vario tipo, talvolta toxoplasmi ed altre).
- Frammento di 30 KdA: questo frammento è in grado di alterare gli scambi ionici tra l’interno e l’esterno della cellula, dando luogo alle cosiddette “channelopathies”, proposte anche da altri autori per spiegare la fatica ed altri sintomi neurologici, muscolari, endocrini.

Il motivo di questa disregolazione della via dell’interferone rimane ancora molto misterioso, ma si ipotizza che in condizioni di stress cellulare di vario tipo (infettivo, ossidativo, chimico), possano venir liberati piccoli frammenti di DNA detti retrovirus endogeni, che sarebbero in grado di attivare il pathway in modo anomalo.

Il fenomeno della fatica viene spiegato con la repressione dei recettori per il T3, un ormone tiroideo, da parte delle 2-5OAS, molecole anch’esse facenti parte della via (alterata) di attivazione dell’Rnase L. Saremmo quindi in presenza di uno stato di ipotiroidismo, nonostante la concentrazione sanguigna degli ormoni rimanga normale, in quanto le cellule non potrebbero recepirne correttamente il segnale.

Infine, un’altra proteina indotta dall’interferone ed attivata dall’Rna infettivo è spesso iper-attivata: la Proteina Kinasi R (PKR). Il suo compito sarebbe anch’esso quello di indurre l’apoptosi, per limitare la diffusione dell’infezione alle cellule circostanti. Essendo iperattiva, essa genera una apoptosi incontrollata, che contribuisce anch’essa a diminuire la funzione immunitaria, ed inoltre a generare un ulteriore clivaggio dell’Rnase L. A valle della attivazione della PKR sta la produzione di ossido nitrico, che in alta concentrazione può essere fortemente tossico nei confronti delle cellule T ed NK, danneggiare la produzione di CRH, quindi l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, ed indurre fattori infiammatori, come le prostaglandine. Inoltre l’NO è un potente vasodilatatore, e può quindi generare fenomeni di ipotensione, tipici della malattia.


Clinica della CFS

A livello clinico, si rilevano alcuni fattori trattabili, che possono alleviare la gravità del processo patologico, e talvolta anche arrestarlo.

Non esistono tuttora farmaci in grado di risolvere la disregolazione delle proteine sopra citate. L’Ampligen, un dsRNA prodotto in laboratorio, è un buon candidato a regolarizzare l’attivita della Rnase L, tuttavia esso attiva ancora maggiormente la PKR: questo può scatenare in alcuni casi un grave peggioramento. Esso sembra comunque particolarmente efficace nei casi con eziologia puramente virale, dove talvolta ottiene risultati spettacolari.

In caso di infezioni croniche sistemiche, opportunistiche, che vengono rilevate con tecniche di PCR o attraverso l’aumento dei titoli anticorpali, si cerca di diminuirne il carico, con antibiotico-terapie prolungate, o immunomodulatori. Ciò può far regredire parte dei sintomi o anche portare alla guarigione, ma si corrono i rischi correlati all’assunzione di questi farmaci, con i loro effetti dannosi, per lungo tempo.
Spesso sono presenti forme di ipersensibilità ai metalli pesanti (vedi www.melisa.org) che se trattate migliorano considerevolmente le condizioni generali. Un metallo pesante, se percepito come un invasore dal sistema immunitario, scatena un’attivazione immune che contribuisce quanto un’infezione a generare citochine, fattori infiammatori e a disregolare ulteriormente la via dell’interferone.
Infine le forme di disbiosi intestinale, con aumento della permeabilità della parete, sembrano particolarmente coinvolte nella malattia, e vengono trattate con probiotici ed antibiotici (test immunobilan).

Un insieme di test (PCR per le infezioni, misura dell’elastasi e dell’ossido nitrico, dello stato del pathway dell’inteferone, in particolare dell’attività e della proteolisi dell’Rnase L, della disbiosi, test melisa per l’allergia ai metalli) consente di orientare le scelte terapeutiche di questa malattia dalle molte sfaccettature. Viene associato un supporto fisioterapico, psicologico, e dietetico.




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