Fonte: http://messaggeroven...-cro-1.12983447
Stanchezza cronica, un test genetico al Cro
Uno studio ha dimostrato che è in aumento la mortalità da suicidio per chi è colpito dalla sindrome
18 febbraio 2016
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “The Lancet” ha dimostrato che è in aumento la mortalità per suicidio tra le persone colpite dalla sindrome da fatica cronica, mentre al Cro di Aviano il professor Umberto Tirelli ha messo a punto un test genetico per valutare la possibilità di sviluppare la malattia.
Dallo studio, effettuato in Inghilterra su 2 mila 147 casi, emerge che la mortalità non differisce rispetto alla popolazione generale. Non si è riscontrato un incremento di mortalità per tumori o malattie cardiovascolari, mentre si registra un aumento significativo di decessi per suicidio. «Il mancato incremento di mortalità per tutte le cause al di fuori del suicidio – ha commentato Tirelli – contrasta con quanto osservato in molte malattie psichiatriche, in cui invece si dimostra una maggiore mortalità dovuta a incidenti, a tumori e a malattie cardiovascolari. Tutto ciò avviene perché nella sindrome da fatica cronica c’è un comportamento più salutistico e non c’è un incremento di uso di alcolici, come invece si riscontra nelle malattie psichiatriche». Gli autori sottolineano l’importanza di una valutazione accurata degli aspetti depressivi nei pazienti con sindrome da fatica cronica che durante un periodo di tempo lungo possono determinarsi nella loro storia clinica.
Diversa la prospettiva al Cro. «Per quanto riguarda l’esperienza di Aviano – ha proseguito Tirelli –, con alcune migliaia di pazienti visti in 20 anni di casistica, non si è registrato un incrementato rischio di suicidi in relazione con la sindrome da fatica cronica. Nella mia esperienza c’è una conferma dell’estrema serietà della patologia con gravi problemi anche depressivi di tipo reattivo e comunque inerenti alla modifica significativa dello stile di vita con conseguenze come l’abbandono della scuola o del lavoro, con gravi ripercussioni sulla salute fisica e mentale dei pazienti».
Anche la scienza si sta muovendo per questa patologia. «Abbiamo messo a punto con MyGenomics – ha detto ancora Tirelli – un test genetico che valuta la suscettibilità a sviluppare una stanchezza cronica ed eventualmente una sindrome da fatica cronica. Dai dati preliminari in nostro possesso può esserci anche un incrementato del rischio familiare della patologia o comunque della suscettibilità a svilupparla. La terapia che si basa prevalentemente su antivirali, immunomodulatori e integratori può essere efficace, ma soltanto in una minoranza dei pazienti. Recentemente abbiamo attivato al Kosmic center di Pordenone una nuova terapia con ossigeno-ozonoterapia (autotrasfusione di sangue), che sta dando buoni risultati nella Cfs».
I pazienti si attendono il riconoscimento della sindrome da fatica cronica come malattia rara. «In questo modo – ha affermato Antonella Ronsini, 43enne di Novara cui la patologia è stata diagnosticata al Cro – sarebbe garantita l’invalidità per chi ne è affetto. È una malattia nascosta, che non lascia cicatrici, ma cambia per sempre la tua vita e quella di chi ti sta intorno».
(d.s.)