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"Un grido di disperazione per coloro che non possono gridare"


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#1 Cattleya

Cattleya

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Inviato 28 febbraio 2013 - 18:04:49

Un grido di disperazione per coloro che non possono gridare

Edito online sul Chicago Sun-Times da Roger Ebert, il 10 Febbraio 2012 3:38 PM

Traduzione italiana di Antonia Frigo
Diffusione autorizzata da Scott Jordan Harris e Roger Ebert

Immagine inserita

• Scott Jordan Harris, UK
Streaming a €2.99 via MUBI.com

C’è un’inquadratura in “Voci dalle ombre” che mostra un uomo di circa vent’anni che giace tristemente nel suo letto.

Come il resto del documentario, è lì per mostrare gli orribili effetti dell’Encefalomielite Mialgica, o ME, spesso chiamata, in modo controproducente, Sindrome da Stanchezza Cronica.

C’è un particolare nell’inquadratura che mi ossessiona. L’uomo ha la barba, di una lunghezza e di uno spessore insoliti e inappropriati per qualcuno della sua età. Ha la barba perché è incapace di stare in piedi abbastanza a lungo per radersi e perché far sedere i suoi genitori o un’infermiera perché lo aiutino a farsi la barba mentre è disteso è complicato, scomodo e privo di dignità. Ogni mattina egli pensa di radersi ma le sue riserve di energia sono così limitate da dover scegliere tra poter andare al bagno perché si vuole radere o, più tardi durante la giornata, poter andare al bagno perché ne ha bisogno.

Potrebbe radersi invece di dire a coloro che si occupano di lui che cosa si sente in grado di mangiare quel giorno o invece di mangiare, ma questa non è un’idea sensata. Potrebbe radersi invece di parlare con l’amico che verrà a visitarlo per dieci minuti nel pomeriggio, ma non parla con qualcuno, oltre ai suoi genitori e ai medici, da due mesi ed egli desidera davvero parlare con quell’amico. Potrebbe radersi invece di contare e deglutire gli antidolorifici di cui ha bisogno per potersi girare nel letto senza sussultare ma… beh, questa è follia. Per di più, si ha bisogno della luce per radersi e la luce elettrica gli causa emicrania e gli offusca la vista. Ogni giorno, queste dinamiche si ripetono. Anche se radersi è sempre nella lista delle cose che vuole fare, non arriva mai al primo posto. E quindi la barba cresce.

Niente di tutto ciò viene discusso in “Voci dalle ombre” – l’uomo rimane senza nome e la sua barba non viene menzionata – ma io lo so perché ho la stessa identica barba. Ho la stessa identica barba perché ho la stessa identica malattia e, ad eccezione di tre anni di remissione durante l’adolescenza, l’ho avuta da quando ho 11 anni. Compirò 30 anni quest’anno. Spero sempre di migliorare. Non me lo aspetto mai.

Da bambino, ero un instancabile mietitore di successi e quello che, in America, viene chiamato uno studente di classe A. A 10 anni, ero un assistente istruttore di karate e stavo per diventare una delle più giovani cinture nere in Gran Bretagna. A 11 anni, ho fatto un vaccino – un fattore scatenante comune nella ME – come gli altri miei compagni di classe. Non sono mai più stato instancabile. Diciotto ore dopo non potevo sollevare le mie braccia. La mia pelle si riempì di eruzioni cutanee. La luce del giorno mi faceva bruciare gli occhi. La mia emicrania mi faceva piangere. Mio padre pensava che avessi il morbillo. Vorrei che avesse avuto ragione.

Non sono potuto ritornare a scuola per un anno. La mia infanzia si è arrestata e misuravo il tempo contando gli intervalli tra una dose di antidolorifici e l’altra. Un paio di dottori e diversi insegnanti non credevano che fossi malato. Imparai un nuovo termine, sussurrato a mia madre e a mio padre quando i medici pensavano che io non sentissi, o non potessi capire: “fobia scolastica”. Se non fosse stato per i miei genitori combattivi, il mio santo medico di base e la mia battuta pronta, sarei stato indirizzato da uno psichiatra o segnalato ad un ufficiale che si occupa di assenze ingiustificate da scuola.

Alla fine sono guarito. Sono andato alle superiori e ho cercato di recuperare il tempo che avevo perso. Ero capitano della squadra di dialettica, della squadra di rugby e della squadra di atletica. Facevo parte della squadra di basket e di quelle di nuoto e cricket. Scrivevo le recite scolastiche. Sono stato l’atleta campione della giornata dello sport per due anni consecutivi. Giocavo a rugby per la città, per la contea e per l’associazione locale, a volte quattro volte alla settimana e due volte al giorno.

E poi ho iniziato a sentirmi di nuovo male. Pochi mesi dopo ero di nuovo a letto, cercando di non vomitare il poco cibo che ero in grado di mandare giù, sfinito dallo sforzo di lavarmi i denti e completamente dipendente dai miei genitori come lo sarei stato se fossi stato tetraplegico. Sono rimasto così per anni. Una volta, quando ero stufo di avere 16 anni e di essere incapace di farmi una doccia da solo, ho cercato di farne una mentre i miei genitori erano fuori. Le mie gambe cedevano e dovetti stendermi sul pavimento del bagno. Stetti lì per due ore. Non sono mai stato abbastanza bene da finire le superiori. Di nuovo ci furono medici che pensavano che non fossi veramente malato. Ci sono ancora.

Sono in uno stato migliore dei malati di ME che si vedono in “Voci dale ombre”. Per una cosa: i miei sintomi non sono gravi come erano soliti esserlo e sono in grado di lavorare un po’ dal mio letto. (Sono un critico cinematografico. O perlomeno quanto si può essere critici cinematografici senza mai andare veramente al cinema). Per un’altra cosa: sono ancora vivo.
“Voci dalle ombre” non documenta soltanto gli effetti della ME: documenta l’abuso verso chi ne soffre da parte di medici che mancano di riconoscerla come condizione fisica e la curano invece come malattia mentale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la ME per ciò che è – una malattia neurologica – dal 1969. Specialmente in Gran Bretagna, ma anche altrove, malati nati più di vent’anni più tardi vengono ancora trattati come persone che si fingono malate.

Dei pazienti descritti in “Voci dalle ombre”, due di loro spiccano. Una è Sophia Mirza e l’altra è Lynn Gilderdale, il cui viso – grazioso e pallido e in qualche modo sereno nonostante la lotta contro la smorfia di dolore – è una delle immagini più forti del film. Ho conosciuto Lynn Gilderdale. Non la conoscevo bene, d’altro canto non era facile conoscerla bene. Poteva a malapena muoversi e l’idea che potesse uscire di casa era ridicola. Aveva 48 amici su Facebook ed io ero uno di quelli. Ci scambiavamo sporadiche e-mail. Impiegavo più tempo a rispondere alle sue di quanto avrei dovuto. Non avevo realizzato che l’opportunità di conoscerla sarebbe stata così breve.

L’agonia di Lynn era incessante: la ME la torturava con un’intensità che mi scioccava. Prima che la conoscessi, il corpo di Lynn era stato danneggiato dai medici che pensavano che nella peggiore delle ipotesi fosse pigra e nella migliore che fosse malata mentalmente. Non si riprese mai e la sua vita peggiorò di giorno in giorno. All’inizio di dicembre del 2008, un amico mi disse che Lynn era morta e che sua madre era stata arrestata per omicidio. La malattia di Lynn era diventata insostenibile e, una notte, aveva tentato un’overdose di morfina, ma non aveva la forza o la coordinazione per farlo. Avendola sorpresa a fare questo, la madre di Lynn – in un supremo atto di amore materno – l’aiutò a praticare l’overdose. Un’autopsia ha rivelato che la spina dorsale di Lynn era gravemente danneggiata. La sua malattia era stata puramente fisica.

Il film non descrive le circostanze della morte di Lynn e non dà giudizi sul suicidio assistito. (L’implicito sostegno all’operato della madre di Lynn in questo articolo è mio e non del film). Questo non è né coraggio né codardia da parte dei realizzatori del film: è una decisione astuta presa per assicurarsi che il dibattito sul film non diventi un dibattito sul suicidio assistito. “Voci dalle ombre” non parla delle circostanze tragiche della morte di Lynn Gilderdale: parla delle circostanze tragiche della sua vita.

Il grado di malattia di Sophia Mirza era simile a quello di Lynn e molto peggiore del mio. Come ragazza, Sophia era brillante, bella e vitale – e poi si è ammalata di ME e di colpo non è più stata tutte queste cose. Ma i suoi medici non credevano che tale cambiamento potesse essere dovuto a cause fisiche e quindi insistevano nel dire che lei semplicemente non volesse stare bene. Nella sequenza più straziante di “Voci dalle ombre”, ascoltiamo la registrazione che Sophia fece di nascosto quando i medici, accompagnati dagli ufficiali di polizia, entrarono in casa sua con la forza e la portarono in un ospedale psichiatrico protetto. Lì, come altri pazienti descritti nel film, sarebbe stata senza dubbio forzata a fare esercizio – per provarle che non c’era un motivo fisico per cui non potesse farlo. (L’esercizio peggiora soltanto i sintomi della ME; nonostante questo, viene ancora prescritto come trattamento.)

Ma Sophia era troppo malata persino per questo. Lo stress di essere costretta in un ospedale psichiatrico nonostante non avesse una malattia mentale, di essere nutrita con cibo che non era in condizioni di mangiare, di non poter dormire quando ne aveva bisogno e di essere trattata in ogni momento come se fosse sana fisicamente, fecero peggiorare i suoi sintomi in modo così grave che un giudice alla fine dispose che le fosse permesso di ritornare a casa. Non si è più ripresa e due anni dopo è morta. Sophia Mirza ha ricevuto abusi che hanno causato la sua morte da parte di professionisti medici che avrebbero dovuto aiutarla; nessun’imputazione di accusa è stata portata avanti contro di loro. Un’autopsia ha rivelato che la spina dorsale di Sophia era gravemente danneggiata. La sua malattia era puramente fisica.

“Voci dalle ombre” non è un film di effetto dal punto di vista tecnico o artistico. Non è il nuovo audace lavoro di un coraggioso esordiente regista. E’ un grido di disperazione da parte dei due registi Natalie Boulton e Josh Biggs – la madre e il fratello di una giovane donna malata di ME – a nome di coloro che non possono gridare. La maggior parte del film consiste semplicemente in persone che stanno sedute e parlano della ME. Ciò che rende questo inestimabile è che le cose che dicono vengono dette raramente. O meglio, esse vengono ascoltate raramente.

Nessun documentario mi ha mai sconcertato come “Voci dalle ombre”. A meno che non siate malati di ME, è improbabile che abbia un tale impatto su di voi – e sono felice di questo. Non potrei in coscienza esortare le persone a vedere un film che potrebbe fare loro ciò che “Voci dalle ombre” ha fatto a me.

[…] “Voci” insieme a “The Artist” e “Albert Nobbs” ha vinto il premio al Mill Valley Film Festival nel 2011. […]

Non posso essere imparziale riguardo a questo film e non posso concludere la mia recensione – se questa può essere considerata una recensione – con la consueta, equilibrata conclusione di perché dovreste, o non dovreste, cercare di vederlo. Ma posso, con totale sincerità, dire questo: se solo potessi far sì che chiunque al mondo vedesse un film, questo sarebbe il film che sceglierei. E’ il mio film dell’anno. Sarà il mio film del decennio.

Come critico, passo la mia vita sperando di trovare film che mi comunichino qualcosa. “Voci dalle ombre” va al di là di questo. E’ un film che parla per me. E voglio che voi ascoltiate.

Messaggio modificato da Zac, 28 febbraio 2013 - 19:47:43


#2 Speranza28

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Inviato 01 marzo 2013 - 08:47:37

Grazie per la traduzione.C'è una cosa che tuttavia non posso condividere ed è il suicidio assistito di Lynn.Non è un'opinione che parte da idee aprioristiche ma dalla riflessione che non è giusto suicidarsi a causa del dolore che infliggiamo agli altri,anche solo ad una persona che ci ama,un parente,un amico,un compagno/a o ex.Capisco la terribile situazione fisica di Lynn ma vi sono milioni di esseri umani che soffrono per la M.E(livello 4),per altre malattie spaventose e non si suicidano.Il suicidio è un omicidio rivolto a se stessi,un atto di accusa al mondo che in realtà resta indifferente ed è,a mio avviso,non accettabile in caso di una propria,anche se molto grave, malattia.Tanto prima o poi si muore lo stesso di morte naturale.Ciò non toglie che a Lynn va tutto il mio affetto e non sottovaluto per nulla la sua sofferenza.

#3 manga neko

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Inviato 01 marzo 2013 - 18:23:39

@ Cattleya
Grazie di cuore....
Ho ordinato il dvd e sono certa che sarà anche per me il film dell'anno....

#4 invisibile

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Inviato 04 marzo 2013 - 13:06:42

@Cattleya grazie




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